La Citroën Mehari era una piccola autovettura per il tempo libero realizzata in ABS, appartenente alla tipologia d'auto conosciuta anche come "spiaggina". Utilizzava il pianale e la meccanica della 2CV.
Quello delle "spiaggine" fu un tema in cui molti costruttori europei si cimentarono durante gli anni cinquanta e sessanta: la voglia di tornare a respirare la vita dopo gli orrori della guerra e le fatiche della ricostruzione furono lo stimolo a concepire particolari tipologie di vetture che ispirassero allegria. Le prime proposte da parte di alcuni carrozzieri rimasero allo stadio di fuoriserie e si limitarono ad una produzione di una manciata di esemplari.
Ma nel 1964 dalla Gran Bretagna arrivò la Mini Moke, una vettura che venne prodotta in serie e che riscosse tra l'altro anche un buon successo di vendite.
L'auto prende il nome da una rinomata razza sud-arabica di dromedari della regione del Mahra, che dà origine al dromedario da corsa chiamato appunto mehari (arabo mahrī, "del Mahra"). Nel caso della nuova vettura, voleva alludere alla sua resistenza anche in condizioni più difficili ed alla sua sobrietà nel "bere".
Nasceva sul telaio della Dyane, di cui conservò l'intero comparto meccanico, a partire dal motore bicilindrico da 602 cm³ con raffreddamento ad aria ed in grado di erogare una potenza massima di 29.6 CV DIN (pari a 32.8 CV SAE). Anche le sospensioni e l'impianto frenante, così come sterzo e cambio furono derivati direttamente dalle due popolari utilitarie. Motore, cambio e il resto della meccanica furono fissati su un telaio a pianale derivato direttamente da quello della 2CV, rispetto al quale, però, venne accorciato di 22 cm per risparmiare ulteriormente peso. Ciò si ripercosse negativamente sull'abitabilità.
Sul telaio venne imbullonata una inedita carrozzeria in materiale plastico, la cui lavorazione costituì la vera specialità della SEAB: tale soluzione permetteva di evitare la formazione di ruggine e garantiva un sensibile risparmio di peso. Inoltre, avendo utilizzato plastica colorata in massa, non si correva neppure il rischio che si potesse scrostare la vernice. Le zigrinature longitudinali della carrozzeria garantivano migliori doti di rigidità.
Con la sua massa, che a secco era di soli 475 kg, la Méhari riusciva a compensare almeno in parte la modesta potenza del suo propulsore. La velocità infatti, raggiungeva i 110 Km.h con la copertura del tetto e laterale e non superava i 95 Km.h decappottata.
La Méhari estremizzava il concetto di spartanità già molto evidente sulla 2CV. Si trattava di fatto di una delle auto dalla dotazione più elementare che siano mai esistite. Le portiere erano inizialmente in tela con finestratura in vinile trasparente. I posti posteriori potevano essere rimossi lasciando spazio per un piano di carico ampio (circa 1.2 m2 di superficie) e su cui era possibile caricare fino a 400 kg di portata.
L'ultima Méhari uscita dalle linee di montaggio è datata 30 giugno 1987.
Fonte: Wikipedia